KUMITE

Il Kumite o combattimento è la specialità più nota quando ci si riferisce al Karate. La parola “Kumite” significa letteralmente "unire le mani" ovvero "unire le tecniche", cioè praticare il Karate con uno o più avversari. Nel kumite una delle condizioni più importanti, ai fini della sicurezza, è quella in cui il combattimento deve svolgersi nell’osservanza delle regole disciplinari e sportive, nel pieno e rigoroso controllo delle azioni di attacco e di difesa, pur senza alcuna consensualità tra i combattenti.

Una condizione importante è quella di mantenere una buona codificazione gestuale, nonostante gli schemi tecnici siano liberi, modulabili e flessibili. Le scelte tattiche attingono al massimo dalla creatività tipica del soggetto, riflettendo il suo stile personale e la qualità del suo approccio con la disciplina e il momento agonale che essa prevede.

Le caratteristiche di questa specialità sono:
- la versatilità combinatoria delle tecniche di attacco e di difesa;
- la gestione della modulabilità degli schemi motori liberi;
- la gestione dello spazio e del tempo;
- il controllo e la regolazione dei colpi;
- la tattica di combattimento.

L’espressione combattiva del kumite è relativa alle capacità esterocettive dell’individuo in quanto dal punto di vista strutturale la costruzione dell’azione corrisponde ad esigenze di flessibilità motoria e modulazione tecnico-tattica. In questa specialità del Karate, infatti, si parla di mobilità attiva, di coordinazione ad alte velocità, di forza rapida, di tecnica come atto motorio dinamico, che prende via via forma nello spazio e nel tempo, finalizzato allo scopo senza alcuna preordinazione. L’azione si costruisce in funzione del programma motorio prestabilito dalla mente.

Le competizioni di Kumite sono strutturate in base ad un regolamento che tiene conto dell'incolumità degli atleti garantendo uno spettacolo davvero coinvolgente. Durante l'incontro, che dura 2' per le donne e 3’ per gli uomini, sono consentite tecniche di calcio e di pugno al volto e al torace, proiezioni con "chiusura" finale della tecnica sull'avversario. Non è consentito affondare i colpi entro una certa entità (sono vietati colpi che causano ematomi, fratture, distorsioni, lussazioni, etc...).

Le assegnazioni dei punteggi sono fatte in base ai seguenti criteri:
- 1 punto (YUKO) = tecnica di pugno;
- 2 punti (WAZARI) = tecnica di calcio al torace;
- 3 punti (IPPON) = tecnica di calcio al volto; proiezione con "chiusura" (pugno o calcio) a terra.

Gli atleti si contraddistinguono in base alla cintura rossa o blu e combattono in un area di 8x8 mq.

La tattica è uno degli aspetti più complessi ed interessanti di questa specialità. Per questo è di fondamentale importanza possedere uno sviluppato senso di creatività che rifletta la stile personale del combattente e le qualità del suo approccio con l'avversario al momento dello scontro.

Il karate è un’arte marziale – uno sport se si vuole essere riduttivi – che, configurandosi come pratica e come disciplina, in una dualità psicofisica inscindibile, si può definire “a misura di bambino”. Il Karate insegna innanzitutto il rispetto reciproco e l’autocontrollo