STORIA DEL KARATE

Il Karate nasce , secondo la storia più accreditata, in una piccola lingua di isole che collegano le isole maggiori del Giappone meridionale, alla famosa isola sotto le coste cinesi di nome Taiwan. I giapponesi indicano queste isole col nome di Isole Ryukyu. La più grande ed importante di esse è l'isola di Okinawa..

Si ritiene che i primi abitanti di Okinawa non provenissero solo dalla Cina, ma anche dalle isole settentrionali del Giappone e dall'Asia meridionale.

Nel periodo in cui le Arti Marziali cominciavano a svilupparsi il popolo di Okinawa viveva in modo molto semplice, sostenuto da una forma di agricoltura rozza, dalla pesca e dallo sfruttamento delle conchiglie marine per l'artigianato, usate anche come monete di scambio. Tuttavia, le continue invasioni militari da parte del Giappone che durarono dal VI al IX secolo d.C. stimolarono, per cause di forza maggiore, il popolo nativo ad organizzarsi in gruppi di villaggi comandati da singoli capi.

Nel 1429, dopo alcune guerre intestine di poco conto, Okinawa fu unita sotto un unico regno e nacque la sua prima dinastia (Sho). Fu questa la premessa del periodo d'oro della storia di Okinawa: sorsero attività commerciali e si creò, così, una rete di scambi di prodotti. I marinai ed i commercianti di Okinawa visitarono dunque non soltanto la Cina ed il Giappone, ma tutti i porti dell'Asia orientale, fattore che ebbe influenze estremamente importanti per lo sviluppo delle arti marziali e per la loro storia.

Il nuovo monarca, Sho Shin, dopo la caduta del vecchio regno Sho, dovette affrontare i nobili cavalieri della Guerra che erano saldamente protetti nei loro castelli lungo l'isola. Una delle prime norme introdotte dal monarca fu quella di bandire il trasporto d'armi da parte di chiunque, nobile o contadino. La seconda mossa del re fu quella di sequestrare tutte le armi del Paese e custodirle sotto sorveglianza continua nel suo castello. Lo Shogun non obbligò, nonostante la natura intricata delle relazioni tra Cina e Giappone, gli abitanti di Okinawa ad interrompere le loro relazioni tributarie con la Cina. I Samurai giapponesi, peraltro, potevano trasportare armi anche ad Okinawa, i cui abitanti, per difendersi dai primi, vollero imparare di nascosto, durante la buia notte, una rozza forma di arte marziale. Infatti era vietato approfondire ogni arte di difesa contro i soldati e nel momento in cui il Re Sho Shin disarmò i nobili e li raccolse intorno a sé nella città di Shuri, si ritiene che sorsero 2 movimenti ad Okinawa: da una parte i nobili, che unendosi, impararono e svilupparono l'arte del combattimento a mano nuda (il Te). D'altra parte i contadini ed i pescatori iniziarono a sviluppare l'uso di armi che nascevano dal loro mondo del lavoro: falci, falcetti, bastoni per la mietitura e la pulitura delle sementi, briglie per cavalli e persino remi da barca divennero ben presto armi letali.

Entrambe le nuove scuole, quella disarmata e quella armata, venivano praticate in massima segretezza e confinate nelle rispettive classi sociali. Il Te veniva praticato dai nobili della corte reale ed il Ryukyu bujitsu (Arte con armi di Ryukyu) crebbe tra la gente comune. Praticate in segretezza ed in luoghi lontani, di notte o alle prime luci dell'alba, queste arti diedero vita a tre stili differenti nei tre rispettivi centri urbani prossimi alla capitale. Lo Shuri-te, arte sviluppata a Shuri, veniva praticata da Samurai della corte reale, mentre nella vicina Naha ed a Tomari, nelle vicinanze di Shuri, la gente sviluppò differenti stili di Te. E' importante far notare come le città di Shuri, Naha e Tomari distino tra loro soltanto pochi chilometri e che le differenze tra le loro arti di combattimento fossero date perlopiù da diversità di "enfasi" nelle varie pratiche più che di stile vero e proprio. Sotto tali differenze superficiali, metodi e principi di tutto il karate di Okinawa sono assoggettati alla stessa Arte di combattimento.

Nel 1935 un comitato formato da maestri di stili diversi si trovò per decidere un nome da dare alla loro Arte. La chiamarono Karate-do, che significa “la via della mano vuota” o “arte della difesa senz'armi”.

Oggi il Karate è fiorente ad Okinawa .La distruzione degli edifici antichi e degli archivi storici durante la Seconda Guerra Mondiale ed in particolare durante la battaglia di Okinawa combattuta tra Giappone ed Alleati nel 1945 ha portato a valorizzare ancor più la cultura locale attraverso la musica, il folklore e le arti marziali

Seguendo quella che è la storia pregressa , i maestri di karate ad Okinawa sono tra i dignitari di più alto onore ed i Dojo (palestre per le Arti) sono molteplici nelle aree urbane di Naha e Shuri. Non essendovi maestri che predominino con il loro stile di insegnamento vi è molto spirito di unione ed affiatamento tra le varie scuole dell'isola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il karate è un’arte marziale – uno sport se si vuole essere riduttivi – che, configurandosi come pratica e come disciplina, in una dualità psicofisica inscindibile, si può definire “a misura di bambino”. Il Karate insegna innanzitutto il rispetto reciproco e l’autocontrollo